(dis)orientarsi

L’ultimo post del corso (corso??!) riguarda il Caos, i suoi fili ed i percorsi che vi si possono trovare o che possono nascerne. Giusto per rispettare lo spirito si tratta di un audiopost: nasce con la scusa della scarsità di tempo, ma aggiunge di fatto variabilità.

Andreas usa la metafora del nucleo stellare: quantità incommensurabili di materia – anzi: di nuclei atomici – che sottoposti alla pressione di temperature impensabili per tempi incomprensibili rendono effettivo ciò che le leggi del caso sconsiglierebbero di attendersi: la fusione di nuclei semplici in atomi pesanti con la conseguente “creazione” di materia. Lo so, lo so: nulla si crea e nulla si distrugge! Ma fuor di metafora, ciò che vale per la fisica non altrettanto si applica all’intelligenza: tutto ciò che può trasformarsi, facendolo crea e distrugge… Ma soprattutto crea.

Tendenzialmente però la reazione media di fronte al Caos suona più o meno così: “Bello: adesso però riordiniamo che qui è un casino!”. Perché il caos è mutevole, disorientante, perfido nel privarti delle abituali certezze con cui stampellare la tua insicurezza. Insomma il Caos spaventa come tutto ciò che è inconoscibile ed incontrollabile. Ed il Caos è l’Inconoscibile e l’Incontrollabile.

Malgrado il nostro cervello sia di fatto un’estensione del caos, nata sul ramificarsi casuale di dendriti che sottoposti all’immane pressione percettiva delle prime interazioni tra i nostri sensi ed il mondo esterno si tuffarono a caccia di assoni recettivi; nella sua natura senziente pare vi sia l’irresistibile coazione a categorizzare. Non che ciò sia male di per sé – per carità: sulle categorie si sviluppa l’intelligere.

La parola stessa (nel senso di linguaggio) altro non è che un significante applicato per convenzione ad una categoria che la nostra mente è in grado di proiettare sulla percezione del mondo fisico: “le sedie attorno al tavolo” pur non descrivendo una situazione immanente a me che scrivo ad a te che leggi, con le sue tre categorie (sedie, attorno – cerchi e tavolo) è in grado di accendere immediatamente un’immagine che non sarà certamente la stessa che percepivo io che l’ho scritto, ma che non si discosterà poi molto. Magari il tuo tavolo sarà tondo ed il mio rettangolare; le mie sedi di legno e le tue metalliche, tante vs. poche (altre categorie vaghe…); quell’ “attorno” è estremamente duttile avendo a che fare con il tondo-cerchio ma potendo rappresentare in generale il disporsi lungo un perimetro. Eppure entrambi capiamo perfettamente cosa si intenda. Se non esistessero le categorie non esisterebbe nemmeno una comunicazione in grado di andare oltre i grugniti di sfida ed i segnali di sottomissione.

Ma.

Ma il fatto è che siamo pigri: quando una cosa funziona tanto vale ripeterla, ri-applicarla, ad libitum. Meglio così piuttosto che rischiare con qualcosa di meno noto no?! E quindi se le categorie mi raggruppano gli oggetti perché non usare categorie che, raggruppando le categorie in altre più generali, riducano lo sforzo descrittivo e comunicativo? Certo: il linguaggio si impoverisce, fino al paradosso del “coso per accendere la roba”, efficace solo se il “coso” ti sto chiedendo dov’è mentre tengo la “roba” in mano.

Ecco dunque i primi barlumi di ordine che paiono emergere dal Caos in termini quanto più possibile abituali e dunque rassicuranti: gli insegnanti di una certa materia, oppure “per ordine di scuola” (dove con involontaria ironia si somma al desiderio d’ordine il termine ordine – di scuola – dettato dall‘ordinamento burocratico, che altro non è che parossismo d’ordine!).

Ma – penso io – il Caos della stella, moltiplicando estreme improbabilità per abbacinanti potenze di dieci riesce a comporre ciò che sarebbe virtualmente impossibile – atomi di carbonio – a partire da atomi di elio che altro non sono che casuali accoppiamenti di ioni di idrogeno sballottati in un magma di elettroni eccitati da temperature titaniche. Che accadrebbe se, invece di alimentare questo Caos grazie alla pressione centripeta dell’attrazione gravitazionale ed a quella centrifuga della fusione termonucleare, la stella mettesse ordine creando “categorie”? Probabilmente si ricoprirebbe di uno spesso strato di qualche nanofibra iper resistente fino a soffocare.

Bene dunque: aggreghiamo e combiniamo che in fondo l’obiettivo è questo per tutti! Ma possiamo farlo andando alla ricerca di “steli di rosetta” piuttosto che di conglomerati ordinati che ricorderebbero tanto le sfilate di insetti dell’antico museo di storia naturale, dove si passava, con progressione millimetrica, dai coleotteri quasi visibili, via via fino agli elefanti?

Per parte mia se l’ordinamento fosse quest’ultimo, non potrei che fare la parte dell’elettrone impazzito che balza da un conglomerato all’altro senza mai trovare un’orbita in cui appollaiarsi (alla faccia delle leggi di Plank!)

4 thoughts on “(dis)orientarsi

    • Ho veramente pochi dubbi sul fatto che si trattasse solo di esempi: non mi pare proprio che Andreas sia tipo da blindare il tutto in categorie tradizionali, e la mia non voleva essere una critica quanto piuttosto un… esorcismo 😉
      Per natura sono portato (dis)organizzare, nel senso di vedere potenziale organizzazione dove altri vedono solo fili sparsi. Per contro non sopporto gli schemi e le categorie rigide che finiscono per mummificare il discorso all’interno di “specialismi” troppo spesso sterili.
      Per moli versi qui io sarei un pesce fuor d’acqua: non sono un insegnante (non nel senso che si intende qui almeno), ho un’ottima padronanza delle tecnologie informatiche (tipo circa 30 che ci campo!). Dovessero iniziare a crearsi raggruppamenti per “specialità” mi troverei a dover fare il bidello! 😉

  1. Un saluto veloce, un sorriso e una stretta di mano. (primo)

    Colgo l’occasione, avendo avuto modo di apprezzare la piacevole grafica del blog, e le riflessioni a tratti iperboliche, di lasciare un segno di stima, seppur fugace. Apprezzo questa generosa condivisione di spunti e riflessioni. Immergersi in cotanto effluvio di parole è piacevole. (secondo)

    Quale dei due commenti posso lasciarti? Scegli tu, a me piace il primo.

    • Cribbio: ma entrambi, senza meno!!!! 😉
      PS: la grafica è solo scelta tra i temi pronti di wordpress… Mai oserei attribuirmene il merito se non di una mera scelta

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